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Il giacimento paleontologico
Il giacimento paleontologico
La scoperta di alcune ossa fossili di vertebrati terrestri avvenne nell’agosto del 1985 ad opera di un appassionato ricercatore locale, Antonio Benericetti. In seguito, la collaborazione tra Museo di Scienze Naturali di Faenza e geologi e paleontologi delle Università di Bologna e Firenze permise di recuperare altre migliaia di preziosi reperti. I fossili erano inglobati nei sedimenti della F.ne a Colombacci che riempivano alcune fessure carsificate in antico, una caratteristica esclusiva di questo settore della Vena del Gesso. Il grande interesse scientifico per tale giacimento dipende sia dalla rarità delle paleofaune continentali tardo-mioceniche sia dalla contemporanea presenza, assolutamente eccezionale, di resti di animali di grande e piccola taglia. Dei primi si rinvengono in prevalenza ossa disarticolate e frammentate per il trasporto e l’accumulo operato dalle acque dilavanti (alcune cavità possono aver funzionato anche come “trappole” naturali!); l’altissima concentrazione di resti di micromammiferi è invece stata collegata all’attività predatoria di antichi uccelli rapaci. I fossili rinvenuti, ora al Museo Civico di Scienze Naturali di Faenza, attestano l’insolita presenza di animali come coccodrillo, varano, boa delle sabbie, scimmia, oritteropo, rinoceronte, mastodonte, antilope, iena, sciacallo ecc.: la “Romagna” di 5,4 milioni di anni fa doveva perciò essere caratterizzata da un ambiente simile ad una savana alberata con un clima di tipo subtropicale.