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Adorazione dei magi
Marco Palmezzano (Forlì 1460 circa - 1538)
L’opera è collocata dal 2000 nella prima cappella della Collegiata, a destra entrando e proviene dalla pieve di Rontana, parrocchia ora soppressa a pochi chilometri da Brisighella. Fu commissionata al Palmezzano per cento ducati d’oro, nel 1514 dalla famiglia brisighellese dei Naldi, capitani di ventura che combatterono per vari signori, ma soprattutto per i veneziani. Il loro stemma, una mano che stringe un mazzo di veccia, indica la loro origine: provenivano infatti da S. Giorgio in Vecciano (oggi Villa Vezzano) dove abbondava questa leguminosa. Lo stemma è raffigurato nello scudo sorretto da un puttino nella candelabra in alto a sinistra.
Quasi al centro della composizione, la Beata Vergine seduta sopra un masso, in posizione frontale, tiene sulle ginocchia il Bambin Gesù davanti al quale è inginocchiato uno dei magi con i capelli bianchi e la barba fluente: è Melchiorre, che bacia un piede al Bambino, mentre gli presenta il suo dono, un cofanetto d’oro sul quale si nota un cartiglio che porta la data e la firma del pittore: “Marchus Palmizanus pictor foroliviensis faciebat MCCCCCXIIII”. Gesù Bambino volge lo sguardo benedicente agli altri due magi, Baldassare e Gaspare. A sinistra si intravede s. Giuseppe, vecchio e un po’ curvo, che si appoggia al bastone. Dietro a loro le colonne marmoree di un ricco edificio, mentre sullo sfondo un corteo avanza entro un paesaggio aperto di colline, castelli, aspre montagne e vallate dove si muovono guerrieri a piedi, a cavallo e carovane di cammelli.
L’opera si caratterizza per l’equilibrio compositivo, la signorilità degli atteggiamenti dei personaggi, l’accurata finezza dei particolari, la fastosità e la ricchezza decorativa. Secondo alcuni studiosi, nel re di destra viene rappresentato un personaggio storico: si tratterebbe di un imperatore d’oriente, Giovanni VIII Paleologo, penultimo imperatore di Costantinopoli, il quale nel 1438 intraprese un viaggio in Occidente per cercare aiuto di fronte alla minaccia dei Turchi. La ricchezza del seguito imperiale rimase impressa nell’animo di molti. Alcuni pittori rappresentarono l’imperatore nelle loro opere: Benozzo Gozzoli, nel “Corteo dei Magi” di palazzo Medici a Firenze e Piero della Francesca nella “Flagellazione” di Urbino. Molti anni dopo, anche il Palmezzano volle rievocare la figura di questo sovrano in questa sua “Adorazione”, anche se l’impero d’oriente era ormai scomparso.
DISPUTA DI GESU’FRA I DOTTORI
Alla tavola è sovrapposta la lunetta, con la disputa di Gesù fra i dottori, i quali si vedono solo a mezza figura. Gesù fanciullo domina la composizione, presentandosi al centro, con le braccia allargate in veste rossa e manto verde. I dottori, tre per lato, affiancano il personaggio centrale.
L’opera ha subito un radicale restauro, durato quattro anni, per mano della dott.ssa Marisa Caprara di Bologna, che ha posto rimedio alle insidie del tempo, dell’umidità, di insetti xilofagi, di restauri maldestri, e l’ha riportata al primitivo splendore.