Contenuto principale
Luna nuova
1921
Quasi sempre assente nelle composizioni di Ugonia, la figura umana è ridotta a sagoma nella quale si addensano più fittamente i corpuscoli di colore che materializzano l’idea disegnativa. Questa è una delle poche incisioni di Ugonia che accolga figure umane: chine nel lavoro dei campi, parte della stessa terra che solcano con l’aratro. Le linee ondulate si sovrappongono fino a determinare un alto orizzonte, che occupa quasi per intero il quadrato della litografia. Come già in Ginestre, la visione dal basso contro un fondo neutro iscrive il soggetto in un universo epico: là era in questione “la natura”, qui “il lavoro”. Con in più qualcosa che è assicurato dalla presenza dell’elemento umano a contatto con la materia presiede, enigmatica tutrice, la luna.
«In “luna nuova” l’Ugonia rappresenta un poggio nel momento dell’aratura. Dietro ai bovi e al biolco, ha rifatto i solchi ondosi e crespi. Il biolco è su la cima, preme ancora con le mani l’aratro all’ultimo solco, mentre il garzone sprona le bestie restie. La falce della luna veleggia pel bigio firmamento. (Francesco Sapori, 1928)»
«In “Luna nuova” i buoi che tirano l’aratro, il contadino ed il garzone, protesi nello sforzo del lavoro, seguono l’andamento curvilineo della sommità di un poggio arato e creano una massa in movimento, resa più scura dal chiarore del cielo, illuminato dal debole primo quarto di luna. (Domenico Dalmonte, 1954)».