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San Francesco e San Ludovico in adorazione
Una tela del Guercino datata 1618
GIOVANNI BATTISTA BARBIERI DETTO IL GUERCINO (Cento 1591 - Bologna 1666)
SAN FRANCESCO E SAN LUDOVICO DI FRANCIA IN ADORAZIONE DI UN'IMMAGINE SACRA (sopra la quale due putti alati sorreggono una corona di stelle)
1618, Olio su tela, cm. 252 x 152
Brisighella, dalla Chiesa di San Francesco ora in Colleggiata di S.Michele Arcangelo
Nel 1618 il capitano Francesco Naldi e il fratello decisero di rievocare la memoria del padre Ludovico commissionando al Guercino la grande tela da collocare sull'altare di famiglia.
Le due figure di santi sono Francesco e Ludovico e alludono al committente principale, Francesco Naldi, e appunto al padre Ludovico. Il santo eponimo di quest’ultimo è raffigurato con corona ed abiti regali poiché si tratta di Luigi IX re di Francia canonizzato appunto come San Ludovico.
Nobile stirpe di guerrieri, la famiglia Naldi aveva dato i natali a illustri uomini d'armi, capitani di ventura, comandanti di truppe al servizio della repubblica di Venezia, dei Medici e dello Stato della Chiesa. Francesco Naldi, comandante di fanteria, intese quindi onorare, con la sua, la memoria del padre Ludovico e della famiglia intera. Cavaliere di Santo Stefano, colonnello delle fanterie della Valle del Lamone, Ludovico Naldi combattè a Candia, morì nl 1595 e fu sepolto nella Chiesa dell'Osservanza a Brisighella.
Il quadro è straordinario in tutti i sensi, a partire dall’inconsueta funzione di «cornice dipinta» per una piccola immagine della Madonna: per questo ha un’apertura al centro che conteneva la tavoletta ed è concepito per enfatizzare la stessa con la rappresentazione di due santi inginocchiati ai suoi piedi.
Assieme alle due del Palmezzano (una all’Osservanza, l’altra nella stessa Collegiata, proveniente da Rontana), la pala del Guercino è certamente il dipinto più importante di Brisighella. Curiosamente è rimasta inedita fino al 1974 quando il bolognese Silla Zamboni la scoprì nella sua sede originaria - la chiesa di San Francesco - e la riconobbe come opera del maestro centese. Non è firmata ma riporta un’iscrizione con la data 1618 e la dedica dei due fratelli Naldi al loro padre Ludovico.
La pala «rivela i caratteri, il timbro, la qualità degli anni cruciali del Guercino». E' l'epoca della prima maturità dell'artista, subito dopo il viaggio del 1618 a Venezia, e la conoscenza di Tiziano e di Palma. Il suo naturalismo è, a queste date, ancora tutto settentrionale e padano, ricco di un luminismo istintivo, ricercato sulle fonti ferraresi, non drammatico come Caravaggio, ma narrativo e descrittivo.
Il dipinto è di bellezza folgorante e, per dirla con le parole di Zamboni, «colpisce la risolutezza con cui il pittore ha articolato la composizione attorno al vano che interrompe la tela: le due figure dei Santi inginocchiati si inarcano all'indietro, introducendo un elemento di elastica tensione nella inevitabile simmetria. In alto i due putti che sorreggono una lieve corona di stelle si equilibrano anch'essi, ma svariano elegantemente la posa. L'elemento che unifica l'inconsueta impaginazione è il lume caldo e mosso, come di un tramonto dopo un temporale, che plasma le figure e fa vibrare ogni brano del tessuto pittorico».
Dell’opera esistono anche quattro disegni preparatori, conservati al British Museum di Londra.