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08 - Argille azzurre

Tranquilli fondali marini

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Tranquilli fondali marini
Sia nella parte superiore della grande parete di cava che nella valle cieca della Tana della Volpe affiorano i depositi della Formazione Argille Azzurre (FAA), databili all’inizio del Pliocene Inferiore (circa 5 Ma = milioni di anni fa): appena a valle gli stessi danno luogo ad un’estesa fascia collinare caratterizzata dal peculiare fenomeno erosivo dei calanchi.
Tali rocce argillose segnalano la fine della “crisi di salinità messiniana” – durata quasi 700 mila anni – grazie al ripristino del collegamento tra Oceano Atlantico e Mar Mediterraneo avvenuta circa 5,3 Ma (con cui inizia il Pliocene).
L’estesa depressione padana, rioccupata dal mare, si trasformò così in un ampio golfo dai fondali prevalentemente fangosi che per quasi 4 Ma (fino a circa 1 Ma) ricoprì gran parte del bacino padano e dell’attuale basso Appennino Romagnolo. Nella cava del Monticino queste argille marine sono ricchissime di microfossili (invisibili ad occhio nudo!) mentre i resti di molluschi, coralli isolati, echinodermi ecc. risultano assai scarsi. Particolarmente rari ma nello stesso tempo significativi i ritrovamenti di resti di vertebrati marini quali pesci ossei, squali e balenottere. Ricordiamo infine che l’argilla è la materia prima fondamentale per la produzione di ceramica, sia in forma di manufatti per uso domestico sia come materiale da costruzione (piastrelle e laterizi), attività non a caso particolarmente sviluppate nella vicina città di Faenza.

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