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Santa Maria degli Angeli e convento dell'Osservanza
Risale, come l’attiguo convento, al sec. XVI, anche se fu rinnovata completamente nel sec. XVII, con una ricca decorazione di stucchi e statue.
Alla costruzione originaria risale il portico di ingresso a tre archi, che presenta a sinistra a sinistra una cappella chiusa con un gruppo di statue in terracotta dello scultore brisighellese Giuseppe Rosetti, “il Mutino” (1864-1939). La porta in legno di quercia è decorata con cordoni, trecce e rosoni è incorniciata da un portale in arenaria con un' iscrizione che ricorda la precisa data di fondazione, 3 ottobre 1518, la dedica a Maria e i nomi dei due finanziatori, Girolamo e Osanna Bacchi Della Lega, ricchi proprietari terrieri brisighellesi. Maria è raffigurata tra Angeli nel bassorilievo della lunetta soprastante, sempre in terracotta nuda a ricordare la sobrietà che caratterizza i Francescani.
INTERNO
Un' unica navata con tre altari a destra e cinque cappelle a sinistra, accoglie il visitatore. Soffitto e pavimenti sono disadorni, ma il resto è tutt' una profusione di statue e stucchi bianchi e dorati che corrono sulle pareti.
Nel presbiterio di fondo la decorazione risale alla piena età barocca (1630-34) e si spiega con due importanti Capitoli (con afflusso di numerosi padri da tut t' Emilia Romagna e Lombardia, cioè dall' antica Provincia minoritica francescana) che resero davvero importante il Convento. Gli autori, abili stuccatori e plasticatori, sono ignoti ma probabilmente forestieri. Del primo '600 è anche il monumentale coro in stalli di noce, con leggio girevole al centro a supporto di antifonari, corali e codici che servivano per i canti, anche notturni, dei frati.
E' la grande pala di Marco Palmezzano, del 1520, al centro del catino absidale, a catturare ogni sguardo: firmata nel cartiglio sotto l' angelo musicante, raffigura la Madonna e quattro Santi con l' atteggiamento sereno e la luce limpidissima tipici del pittore forlivese. Sono da notare anche le due tavolette sottostanti, con l' Annunciazione, la lunetta superiore con il Padreterno e la grande cornice dorata, originale, disegnata dallo stesso Palmezzano.
Da non trascurare l' affresco di destra, con un Cristo morto sorretto dagli Angeli di autore ignoto, romagnolo o emiliano, del primo '600. Deliziosa è infine la piccola tavoletta in ceramica del lato opposto; sottovetro, non può che essere di Angelo Biancini, con le figure allungate, quasi macabre, del suo periodo migliore.
Tra le altre opere spiccano in particolar modo i bassorilievi in ceramica del faentino Pietro Melandri, le varie statue in cartapesta dei Ballanti Graziani e l' intera cappella di Sant' Elisabetta, con decorazione pittorica di Giuseppe Ugonia ed una strepitosa cancellata decò, in ferro battuto, di Eugenio Baldi di Brisighella (incredibilmente delicate le rose!) su disegno di Luigi Parini.
ALTRI AMBIENTI
La sacrestia, con mobili seicenteschi, il refettorio, i piani superiori con biblioteca e ceramiche di Bartoli e Cornacchia che rivelano uno sviluppo dall' originale linguaggio «bianciniano» fino a quello maturo, a figure corpose e riflessi cangianti, sono visita bili con l' accompagnamento dei volontari (vedi sotto). Assolutamente da non perdere è il chiostro, pulitissimo nella sua essenzialità francescana, con quattro olivi, ortensie, gerani, rose e vasca al centro con pesci rossi che impediscono la proliferazione delle zanzare.
La chiesa è parte integrante di un grande complesso, meglio conosciuto come Convento dell'Osservanza, provvisto di un refettorio e due pregevoli Chiostri.