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BRISIGHELLA
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Madonna in Trono col Bambino fra tre Angeli e quattro Santi

La pala di Marco Palmezzano nella Chiesa dell''Osservanza

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È collocata al centro dell’abside ed è firmata e datata, come attesta il cartiglio in basso: “Marchus Palmezanus Foroliviensis faciebat MCCCCCXX”. Il dipinto è inserito nella cornice originale intagliata e decorata, secondo alcuni studiosi, su disegno dello stesso Palmezzano. La predella è andata perduta, restano solo due tavolette laterali che rappresentano l’arcangelo Gabriele a sinistra e la Vergine Annunciata a destra.
L’impianto dell’opera, che rappresenta una “Sacra Conversazione” si basa su una sapiente simmetria bilaterale, al centro della quale spicca la Vergine, che mostra con uno sguardo di adorazione il Figlio benedicente. È seduta su un trono, avvolta da un manto che scende fluente fino al gradino sul quale poggia i piedi. Il basamento del trono è ornato di grottesche policrome su fondo dorato. Il Palmezzano infatti, presente a Roma alla fine del 1400, aveva certamente ammirato gli affreschi della domus aurea di Nerone, riportati alla luce in quel periodo: figure bizzarre, animali fantastici, chimere, sirene, motivi vegetali, chiamati appunto “grottesche”, che i pittori del tempo, e lo stesso Palmezzano, più volte riprodussero.
Ai lati della Vergine, due angeli sollevano le cortine di un baldacchino, simbolo di regalità.
I santi sono disposti simmetricamente intorno alla Madonna, colti non in atteggiamento orante, ma nella quotidianità dei loro gesti, quasi in un atteggiamento di ascolto del cherubino musicante al centro, seduto sulla predella del trono. Sul lato sinistro s. Francesco, identificato dalle stimmate, legge un libro, tenuto aperto davanti a sé: è la Regola dell’Ordine da lui fondato, approvata dal papa. Alle sue spalle s. Antonio Abate, con l’immancabile porcellino, si appoggia al bastone col manico a T, profezia della Croce. Sul lato destro, S. Girolamo si percuote il petto con un sasso e indossa un mantello di porpora a sottolineare il suo titolo cardinalizio.
La figura del guerriero in una lucente armatura, cinto il collo da una catena con medaglia, con un manto violetto fermato sulla spalla destra, è piuttosto controversa. Si credeva raffigurasse s. Valeriano, protettore di Forlì, già rappresentato dal Palmezzano in un’altra opera con una Madonna pressoché identica a questa. Non ha però il vessillo, che abitualmente porta, ma una lunga asta. Forse è s. Giorgio, che con l’asta uccise il drago. Ci sarebbe quindi un implicito riferimento alla famiglia brisighellese dei Naldi, che qualche anno prima (1514) gli aveva commissionato una tavola con l’Adorazione dei Magi. I Naldi erano capitani di ventura che provenivano appunto da S. Giorgio in Vezzano ed erano alla guida dei Brisighelli, soldati armati di una lunga lancia.

Nella lunetta: IL PADRE ETERNO, tempera su tavola cm. 233 x 195
La figura di Dio Padre, vecchio e benedicente, con la barba bianca bipartita, è circondato da un nugolo di cherubini. La sua figura, con le braccia distese, assume una forma triangolare, che richiama la Trinità rievocata anche dalla mano benedicente con le tre dita sollevate.

La tavola, ripulita nel 1957 ed esposta a Forlì in occasione di una mostra sul grande pittore forlivese, ha subito di recente un nuovo restauro ed è stata ricollocata al suo posto nel 2004.

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